C
a
r
i
c
a
m
e
n
t
o
Close
svg

Dentro l’epoca della Great resignation: I nuovi fattori di attrattività del lavoro nella società che cambia

svgShare
no image

Il 6 novembre 2023, presso il centro congressi FAST di Milano, BiblioLavoro e Cisl Lombardia, in collaborazione con gli uffici vertenze, hanno presentato il progetto “Dentro l’epoca della Great resignation”.

La ricerca nasce dall’esigenza di indagare la tematica della Great resignation, cioè la fuga dal mondo del lavoro, frutto in parte anche della fatica mentale e lo stress lavorativo sperimentati durante i lunghi mesi della pandemia; e in parte figlia di un trend in corso da un decennio, che ha visto le dimissioni per le motivazioni sopracitate crescere costantemente. Occorre notare come In Italia ci siano state quasi 2 milioni di dimissioni nel 2021, oltre 2,2 milioni nel 2022, con un aumento di oltre il 35% rispetto al 2019, ben 474.000 dimissioni in più (mentre nel 2020 si sono dimesse in Italia 273.000 persone in meno rispetto al 2019, suggerendo che molte delle dimissioni di questo periodo siano «dimissioni rimandate» a causa della pandemia).

 

 

È stato indagato questo tema grazie ad un’intervista presentata a 17.000 lavoratori che dopo la pandemia hanno presentato dimissioni volontarie attraverso gli sportelli Cisl in Lombardia. Di questi, hanno risposto in 2.248 al questionario, di cui 1.640 per intero

 

 

Il campione è risultato omogeneo per genere, età (media 43 anni) e titolo di studio. Tra le motivazioni principali che hanno spinto a presentare dimissioni volontarie vi sono: eccessivo stress-lavoro correlato (36%), clima aziendale e relazioni personali (34,9%), prospettiva di un miglioramento economico (29,5%) e la necessità di una migliore conciliazione vita-lavoro (26,2%). Mediamente sono 2,1 le ragioni che spingono i lavoratori a dimettersi, dimostrando come al fenomeno della great resignation concorrano più fattori. Tra i motivi che spingono le donne a dimettersi, vi sono differenze significative nella necessità di curare famigliari/parenti (+4,0%), la prospettiva di un miglioramento economico (-4,5%) e nella ricerca di un lavoro più stimolante e interessante (-4,8%). Ciò che invece spinge gli under 36 a dimettersi è principalmente la necessità di maggiore conciliazione vita-lavoro/smart working (+15,0%), l’eccessivo stress-lavoro correlato (+14,5%) e la ricerca di un lavoro più stimolante e interessante (+11,2%).

 

 

Interessante risulta anche il tema delsalto nel vuoto” intrapreso da molti lavoratori e lavoratrici, che nel 39,5% dei casi hanno presentato le proprie dimissioni senza alcuna prospettiva di un nuovo impiego, e nel 35,5% dei casi risultava ancora non occupato/a nel momento in cui è stata somministrata l’intervista. 

 

 

La maggior parte dei cambi di impiego è avvenuta all’interno dello stesso settore, specialmente nella sanità (85,1%) e nel terziario avanzato (75,6%). Si registra, inoltre, un peggioramento della condizione legata alla stabilità dell’occupazione (i contratti a tempo indeterminato sono infatti passati dal 75,6% al 57,3% tra un impiego e l’altro, mentre quelli a tempo determinato dal 17,4% al 30,7%). 

 

 

In generale, tra coloro che hanno cambiato impiego, l’87,6% è soddisfatto del nuovo lavoro rispetto al precedente, mentre il 93,0% degli intervistati (95,2% tra gli U36) afferma che, potendo tornare indietro, rifarebbe la scelta di dimettersi. A migliorare, sono soprattutto stati il riconoscimento delle competenze (63,5%), il trattamento economico (61,3%) e il tempo libero e conciliazione vita-lavoro (58,5%).

 

 

Tuttavia, occorre notare come il 35,7% dei rispondenti abbia in mente di cambiare nuovamente lavoro nei prossimi 12 mesi, specialmente tra gli U36 (+7,4%). Ad indicare la possibilità di cambiare lavoro nuovamente non sono solo coloro che si sono definiti «insoddisfatti» dal nuovo lavoro post dimissioni, ma anche molti tra i «soddisfatti» (circa il 30%).

 

Tra i fattori che rendono un lavoro attrattivo e soddisfacente per gli U36 vi sono l’adeguato equilibrio tra lavoro e tempo libero (52,3%, +6,8% rispetto agli Over35) e la possibilità di crescita professionale (37,6%, +11,8% rispetto agli Over35). 

 

 

I rispondenti sono venuti a conoscenza del servizio di dimissioni volontarie dell’Ufficio vertenze Cisl prevalentemente grazie al passaparola di conoscenti (36,8%) ed attraverso gli altri servizi Cisl (22,5%). Rispetto ai più anziani, gli U36 hanno conosciuto questo servizio grazie al passaparola di conoscenti nel 17,2% in più dei casi, e tramite Internet nell’8,1% in più dei casi. In media, la valutazione sul servizio di accompagnamento alle dimissioni volontarie offerto dall’Ufficio vertenze Cisl è di 8,3.

 

 

Per concludere, si può dedurre come le Grandi dimissioni non siano un fenomeno nuovo, inscrivendosi nelle esigenze dei lavoratori di questa specifica epoca. I fattori che hanno spinto molti lavoratori e lavoratrici a dimettersi in questi anni rovesciano la visione tradizionale del lavoro, in particolare con riferimento alle sensibilità dei più giovani, per i quali la retribuzione non è più l’unico e nemmeno il primo fattore che rende un lavoro attrattivo e soddisfacente, mentre assumono rilevanza temi come il clima aziendale e le relazioni positive, nonché il valore del tempo e la conciliazione vita-lavoro. Questi dati consentono alla Cisl di comprendere in maniera più specifica le necessità di questa nuova generazione di lavoratori, in modo tale da implementare un’azione sindacale ancora più efficace. 

Per consultare la nostra ricerca clicca qui sotto.

svg svg