C
a
r
i
c
a
m
e
n
t
o
Close
svg

La condizione personale e di lavoro dei tesserati alla CISL in Lombardia al tempo del Coronavirus

svgShare
no image

Pandemia e lockdown: CISL Lombardia chiama la propria base associativa

Quanto l’esperienza del Coronavirus ha cambiato e impattato la vita dei lavoratori, delle lavoratrici e più in generale delle persone in Lombardia? Nel maggio 2020 CISL Lombardia si è posta questa domanda e, per trovare una risposta concreta e che fosse il più possibile vicina alla realtà vissuta in quei giorni, ha sottoposto alla propria platea di iscritti un questionario digitale. La rilevazione ha rappresentato una innovazione notevole e tre sono state le principali ragioni che hanno motivato questo progetto: lavorare su informazioni originali provenienti dalla base associativa CISL per operare scelte rispondenti alla realtà, costruire un canale ulteriore e innovativo di «vicinanza» con gli iscritti, particolarmente interessante perché le condizioni rendevano difficile i contatti e gli incontri interpersonali, ed inaugurare un metodo per la costruzione di future indagini. L’elaborazione e l’invio di un questionario digitale sono frutto del primo esercizio che CISL Lombardia mette in campo per raccogliere su larga scala informazioni e opinioni dai propri iscritti e la risposta degli associati, in termini di apprezzamento di questo nuovo canale di vicinanza e di raccolta di dati, è stata incredibile: su 30.000 lavoratori e lavoratrici coinvolti, sono pervenute 7.500 risposte di cui 5.383 complete, registrando un alto tasso di risposta pari al 25%. Il grado di apprezzamento degli iscritti è stato elevato, ed infatti, qualche settimana dopo la rilevazione, i medesimi 30.000 precedentemente contattati sono stati risentiti tramite l’invio di un nuovo breve questionario attraverso il quale il 95% ha espresso soddisfazione per aver avuto modo di dire la propria opinione e si è detto disposto a partecipare ad altre indagini nel futuro sui temi di azione del sindacato. 

Il questionario ha previsto in media 10 minuti per il completamento ed è stato articolato in 40 domande di varia tipologia (Scelta multipla, Check box, Matrici, Scale di valutazione, Domande aperte) suddivise nelle seguenti 7 aree tematiche:

  • Informazioni generali, in cui sono state identificate le caratteristiche socio-anagrafiche del campione;
  • Informazioni sul lavoro, con indicazioni relative alla struttura qualitativa del mercato del lavoro lombardo (Tipologia contratto, Reddito da lavoro, Regime orario, Valutazione sul proprio reddito, Tempi di percorrenza casa-lavoro-casa);
  • Effetti Covid sulle imprese, in cui si registrano gli impatti del Covid-19 sulle imprese e sul mercato del lavoro e i timori degli iscritti  circa diversi possibili scenari negativi abbinati alla pandemia;
  • Cambiamenti e innovazioni: raccolta di opinioni sulla situazione in essere nella prospettiva dei cambiamenti organizzativi, prevedendo un focus sul lavoro agile;
  • Smart working: approfondimento di criticità e potenzialità dle fenomeno, con una stima in riferimento ai lavoratori potenzialmente utilizzatori di questa modalità lavorativa e agli iscritti attivi alla Cisl lombarda;
  • Fiducia e aspettative future, in cui sono emerse le prospettive socio-economiche dei lavoratori della CISL in riferimento alla riduzione della spesa, alla capacità di risparmio;
  • Idea di sindacato, con indicazioni circa la percezione dell’azione sindacale nella gestione della crisi e della programmazione economica. 

È possibile visionare l’analisi delle risposte e scaricare le slide con i principali risultati cliccando sul pulsante dedicato in fondo alla pagina.

Una volta analizzate le risposte, per dare conto ai propri iscritti di quanto avevano inviato, è stato preparato un video in cui vengono presentati i risultati della ricerca, visionabile cliccando sul link presente di seguito: https://www.youtube.com/watch?v=rykimtmQh7A&t=94s

 

Anche in virtù del particolare periodo in cui l’indagine è stata somministrata, l’importanza dei dati e delle risposte pervenute ha richiamato l’attenzione anche di alcune testate giornalistiche che hanno potuto riportare e riferirsi ai dati dell’indagine. È possibile visionare gli appena citati articoli di giornale cliccando sui pulsanti di seguito:

I principali risultati della ricerca (consultabile in formato integrale attraverso le slide allegate) sono stati i seguenti:

  • Oltre il 58% degli associati intervistati ritiene il proprio reddito da lavoro non adeguato a soddisfare i propri bisogni, in particolare sono maggiormente scontente le donne e gli stranieri;
  • Fattore istruzione: al crescere del titolo di istruzione aumenta sia il valore economico della retribuzione sia la percezione di adeguatezza del proprio reddito;
  • Un indicatore di sintesi sulla qualità del lavoro (elaborato parametrando le risposte qualitative pervenute dal questionario) ha mostrato come le maggiori fragilità si rilevino tra gli iscritti addetti al terziario, mentre quelli addetti nel secondario presentano punteggi migliori: un dato preoccupante vista la continua terziarizzazione dell’economia lombarda (+35% di addetti tra il 2009 e il 2019);
  • L’analisi sui redditi da lavoro (2020) conferma le fragilità del settore terziario, in cui si concentra maggiormente la fascia di massima debolezza (meno di 1.000€), 4 volte tanto rispetto al secondario;
  • Il part-time involontario, indicatore di scarsa qualità del mercato del lavoro, è una realtà per il 5,37% dei lavoratori rispondenti. Nel terziario è 4 volte superiore rispetto al secondario e tra le donne è diffuso 4 volte tanto rispetto agli uomini;
  • In media, nel comparto privato il 51,92% dei lavoratori ha sentito management o proprietà esternare preoccupazioni di possibili crisi future dovute al Covid-19. Il fattore dimensione interviene pesantemente: i timori crescono al diminuire della dimensione aziendale;
  • Il Covid-19 ha generato un impatto negativo per l’88,08% delle imprese: pesante nel 49,08%, lieve nel 39%;
  • Il 51,17% dei lavoratori del privato ha subito una riduzione del reddito. Il 4,29% ha subito l’azzeramento del reddito: nella micro il dato sale al 15,36%;
  • Il 50,06% dei lavoratori del privato ha usufruito di ammortizzatori sociali; solo il 5,8% nel pubblico. Circa il 65% dei lavoratori ha ottenuto l’anticipazione dell’azienda;
  • Pensando ai prossimi 12 mesi i lavoratori esprimo preoccupazioni concrete per tutti gli scenari negativi, in particolare rispetto a nuova CIG, al mancato rinnovo contrattuale e alla riduzione di orario. Preoccupante il dato sul timore di licenziamento (13,31%) e sulle chiusure (6,85%);
  • Chi possiede competenze elevate presenta generalmente valori migliori sull’indicatore che misura gli impatti socio-economici subiti dalla pandemia (elaborato parametrando le risposte qualitative pervenute dal questionario). In particolare sono le hard skill e le digital skill ad essere abbinate con una migliore performance dell’indicatore;
  • Molte sono le azioni di risposta all’emergenza intraprese dai lavoratori; tra le più frequenti risultano la riduzione dei consumi (77,63%) e il ritardo dei pagamenti (19,76%). Azioni più gravi come il ricorso ad un prestito e la sospensione di mutuo/affitto sono state messe in campo rispettivamente dall’8,91% e dal 9,34% dei lavoratori;
  • Nel trimestre marzo-giugno 2020 il 40,80% del campione ha sperimentato forme di remote working. Tra questi solo il 13,80% era solito lavorare in smart working anche prima della pandemia. Il numero di smart worker è aumentato di circa 7 volte;
  • Tra i 1.891 lavoratori che hanno sperimentato il remote working il 49,07% ha rilevato un impatto positivo sulla produttività. Rispetto alla dimensione della conciliazione la percezione di positività è più elevata, 63,99%. Il gruppo di coloro che facevano smart working anche in passato registra impatti positivi su entrambe le dimensioni di produttività e conciliazione più elevati di coloro che si sono approcciati alla modalità agile in relazione allo scoppio della pandemia Covid-19 (ruolo della formazione e della cultura aziendale);
  • Tra le difficoltà abbinate al lavoro agile maggiormente diffuse la presenza dei figli a casa (53,6%), la mancanza di momenti di disconnessione (52,7%) e l’organizzazione del lavoro (45,7%). Notevoli anche le difficoltà per il possesso e l’utilizzo degli strumenti digitali (1 lavoratore su 4) e per la gestione della relazione con capi e colleghi (1 su 5);
  • Gli intervistati prospettano di ridurre la propria spesa nei prossimi mesi per effetto della pandemia: solo il 14% dichiara che essa rimarrà invariata. La maggior parte dei lavoratori prevede di diminuire la spesa per viaggi e beni durevoli (effetto volano sulla domanda interna). Diminuiscono corposamente anche la spesa per immobili e per sport/cultura. Preoccupanti i dati su spese sanitarie e beni di prima necessità, per i quali taglieranno rispettivamente il 7,03% e il 6,54% dei rispondenti;
  • La capacità di risparmiare, confrontata con quella dell’anno precedente, diminuirà per gran parte dei rispondenti (56,27%);
  • Interrogati sulla capacità di risparmio mensile, prima della pandemia, rispetto al proprio reddito da lavoro, emerge che solo per il 12,19% è possibile risparmiare oltre il 20%, mentre il 29,28% risparmia tra il 10% e il 20% e ben 58,53% meno del 10%;
  • Un elevato numero di rispondenti (41,88%) prevede di erodere i risparmi accumulati per fronteggiare gli strascichi dell’emergenza Covid-19. Un preoccupante 12,32% prevede di ricorrere ad attori del credito sul mercato. Il 12,19% preventiva di richiedere aiuti economici all’ambito familiare;
  • L’indagine ha dato importanza all’occupabilità: solo il 42,31% dei rispondenti ritiene assolutamente valide le proprie competenze nei prossimi 5 anni, mentre un 46,95% necessita di formazione di accompagnamento. Il 10,74% dei lavoratori ritiene che le proprie competenze non saranno spendibili nei prossimi 5 anni;
  • Il 41,60% degli intervistati dichiara di essersi rivolto almeno una volta alla Cisl (intesa nelle sue diverse articolazioni) nei mesi di emergenza marzo-giugno. Il dato sottolinea il ruolo di riferimento delle strutture Cisl in Lombardia;
  • Quali priorità per l’azione sindacale post-pandemica? Affianco alle aree di tradizionale azione sindacale (difesa posti di lavoro, reddito), si attestano a livelli importanti, probabilmente per effetto diretto della pandemia, l’attenzione alla salute e sicurezza e il tema della conciliazione e della flessibilità.

A fine gennaio 2020 è iniziato l’incubo Covid-19 in Italia cui è seguito un periodo in cui questo nuovo virus e le misure adottate per contenerlo hanno stravolto la vita di tutti: sembrava che l’incertezza avesse la meglio e ci sono volute diverse settimane affinché si trovassero le soluzioni più adatte al caso. Stabilire un contatto diretto con la propria platea di associati per assicurare loro una fonte di certezza soprattutto durante il primo periodo di lockdown è stata una priorità della CISL Lombardia, la quale, per fare ciò, si è messa in discussione attuando una nuova metodologia di ricerca del tutto digitale; per il riscontro positivo ottenuto proprio dai lavoratori rispondenti, questo nuovo “esperimento” sembra essere riuscito.

svg svg