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Indagine sui bisogni di impiegati, alte e nuove professionalità del settore metalmeccanico

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Il 15 marzo 2023, FIM Cisl Lombardia e BiblioLavoro, hanno presentato a Sesto San Giovanni (MI) il progetto “PRENDIAMOCI IL NOSTRO TEMPO! Indagine sui bisogni di impiegati, alte e nuove professionalità del settore metalmeccanico”.

 

L’osservatorio nasce con l’intento di approfondire la conoscenza dei delle necessità e desideri del dei lavoratori impiegati del settore metalmeccanico, al fine di Istituire un canale di comunicativo utile ad ideare risposte sindacali concrete. Per farlo, sono stati coinvolti 2.057 lavoratori, ottenendo 1.603 risposte complete

 

Dai dati emersi dal questionario, circa 3 lavoratori su 4 non sono iscritti al sindacato, fornendo un’indicazione importante su una possibile platea di nuovi iscritti/potenziali iscritti. Per coloro che hanno risposto al questionario, ciò che rende un lavoro soddisfacente è soprattutto la remunerazione (60% dei casi), seguito dall’ambiente aziendale (58,9%). D’altro canto, i 4 aspetti che sono indicati da più del 50% del campione come insoddisfacenti sono: opportunità di crescita professionale (60,4%); comunicazione all’interno dell’azienda (53,5%); salario (52,6%) e possibilità di formazione continua (50,6%). In particolare, Le donne risultano meno soddisfatte della conciliazione lavoro/famiglia (-10%) e agli orari (-8%) rispetto agli uomini. Anche se gli aspetti che caratterizzano il funzionamento dell’organizzazione sono generalmente positivi, occorre segnalale che più di un rispondente su due sperimenti scarse opportunità di crescita professionale e di aggiornamento/sviluppo professionale (51,6%).

 

Per quanto riguarda i canali di informazione sul mondo del lavoro, gli intervistati principalmente utilizzano come canale informativo sul mondo del lavoro Internet (41,9%), mentre solo il 24,2% si affida al sindacato.

 

I trend più significativi rispetto al rapporto col proprio lavoro riguardano l’impegno superiore rispetto alle semplici richieste fatte dall’impresa (57,8%) e la mancanza di riconoscimento dell’impegno profuso (48,8%). È utile segnalare come solo il 20,1% dei rispondenti dichiari di NON avere motivazioni per pensare a ipotetiche dimissioni.

 

La shorter work week è una opportunità interessante per oltre il 78% del campione; mentre L’88,7% degli intervistati giudica il proprio lavoro compatibile con lo smart working almeno 1 volta a settimana (tuttavia, solo il 58,6% di questa platea sperimenta effettivamente il lavoro agile). Tra le principali motivazioni al mancato smart working vi è la carenza di visione culturale dell’azienda o del superiore diretto e l’incapacità organizzativa dell’azienda.

 

Occorre segnalare come il giudizio che gli intervistati danno del lavoro agile rispetto al lavoro in presenza sia generalmente positivo, anche se risalta negativamente la diminuzione delle interazioni sociali (43,6% dei casi); la quasi totalità (97,4%) non percepisce contributi per i consumi elettrici, per stampanti/scanner e per la connessione internet, mentre il 77,1% quando lavora in smart working perde il benefit del buono pasto.

 

Tra gli intervistati c’è la percezione abbastanza diffusa di discriminazioni nei confronti delle lavoratrici donne, in particolare sulla meritocrazia, sul gender pay gap, sulla segregazione mansionale e sulle difficoltà della maternità. Questo però è percepito e segnalato molto più frequentemente dalle donne. 

 

Passando all’occupabilità e la formazione, oltre 8 intervistati su 10 reputano che il proprio lavoro cambierà nei prossimi anni e attribuiscono alla formazione un ruolo cruciale di protezione dell’occupabilità (mediamente svolta 3 volte negli ultimi 3 anni dai rispondenti, anche se oltre il 20% non ha svolto corsi). In generale, Il giudizio dato sui vari aspetti della formazione ricevuta in azienda è piuttosto positivo e mostra grandi margini di miglioramento. 

 

Per quanto riguarda il welfare, emerge un forte interesse per forme di welfare che favoriscano la conciliazione fra vita personale e lavoro; integrino misure di previdenza e di assistenza sanitaria aggiuntiva e supportino la gestione del proprio nucleo familiare.

 

Fra coloro che sono impiegati presso una realtà in cui è presente la contrattazione di II livello, l’opinione comune è che questa sia in grado di rispondere solo parzialmente ai propri bisogni specifici (il 67% la ritiene solo in parte coerente ai propri bisogni).

I giovani (under 29) risultano la fascia anagrafica meno iscritta al sindacato, soprattutto perché nessuno l’ha mai proposto (37,7% dei casi), mentre tra gli over 50 c’è la diffusa convinzione che i sindacati siano troppo politicizzati (20,2%). Rispetto ai servizi attualmente offerti dalla Cisl, gli intervistati dimostrano grande interesse, in particolare per il servizio assistenza fiscale e il patronato. Si segnala inoltre, l’importanza di strutturare una comunicazione digitale  (chat, sito, social), soprattutto per le fasce più giovani della popolazione.

 

In generale, si ritiene che il sindacato possa rispondere ai bisogni dei lavoratori con una maggiore vicinanza attiva in azienda, anche attraverso misure di supporto e vicinanza, interpretando i bisogni degli impiegati con misure ad hoc, senza dimenticare l’importanza del salario e dell’inquadramento. Le critiche riguardano la necessità di modernizzare l’immagine del sindacato, promuovendo sistemi più innovativi e digitali

 

Questi risultati risultano di fondamentale importanza per intraprendere un’azione sempre più vicina alle necessità dei lavoratori, al fine di portare loro un’azione sindacale quanto più adeguata. 

 

Per consultare l’indagine in formato PDF cliccare qui sotto.

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