Dopo un primo momento di introduzione, ad opera del Segretario Regionale USR CISL Lombardia Enzo Mesagna e i saluti istituzionali dell’Assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro di Regione Lombardia Simona Tironi, il direttore di BiblioLavoro Francesco Girolimetto ha presentato i principali risultati emersi dalla ricerca, che ha coinvolto più di 2000 lavoratori che dal post pandemia ad oggi hanno presentato dimissioni volontarie attraverso gli sportelli CISL in Lombardia

Il fenomeno, noto come “Great Resignation” (in italiano, “Grandi Dimissioni”), non è nuovo: è infatti “nato” negli Stati Uniti d’America ed è già stato osservato in Italia nel decennio 2009-2019. 
Quello che colpisce, ai giorni nostri, è l’accelerazione che questa tendenza ha assunto nel post-pandemia: nella sola Lombardia, nel 2021 si sono registrate 420.000 dimissioni, numero che è addirittura cresciuto nel 2022, anno in cui se ne sono registrate 560.000 (il 12% degli occupati)

Ma perché ci si dimette?

Al primo posto, tra le motivazioni dei lavoratori che hanno presentato dimissioni volontarie c’è l’eccessivo stress-lavoro correlato (segnalato dal 36% dei rispondenti), seguito dal clima aziendale e relazioni professionali con colleghi/superiori (34.9%), la prospettiva di un miglioramento economico (29.5%) e la necessità di maggiore conciliazione vita-lavoro o possibilità di usufruire dello smart working (26.2%)

I fattori che hanno spinto molti lavoratori e lavoratrici a dimettersi in questi anni, come abbiamo visto, sono molteplici, ma ciò che colpisce è che essi “ribaltano” la visione tradizionale del lavoro, in particolare se guardiamo la fascia di popolazione più giovane (gli under 36): la retribuzione, infatti, non è più l’unico e nemmeno il primo fattore che rende un lavoro attrattivo e soddisfacente

La ricerca evidenzia inoltre come circa 4 lavoratori su 10 (il 39.5% del totale) abbia fatto un vero e proprio “salto nel vuoto”, ovvero hanno deciso di lasciare il posto di lavoro non avendo alcuna prospettiva di un nuovo impiego

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